RECENSIONE – Parasite Eve – videogame di Squaresoft del 1998

Parasite Eve è un videogioco della Squaresoft per Playstation, uscito nel 1998, ispirato all’omonimo romanzo di Hideaki Sena, e da cui è stato tratto anche un film, e primo numero di una trilogia.

Siamo a New York e tutta la storia copre i giorni dal 24 al 29 dicembre.

Aya Brea è una poliziotta e si trova al Carnegie Hall per vedere un’opera teatrale in cui la protagonista è l’attrice Melissa Pearce.

Durante lo spettacolo, senza nessuna spiegazione, alcuni spettatori iniziano a bruciare di autocombustione, Melissa scappa nel backstage, e Aya decide di seguirla.

Durante l’inseguimento Aya viene attaccata da strani mostri, che si scopre da subito essere mutati dal potere di Melissa, la quale spiegherà che anche Aya ha lo stesso potere, motivo per cui si è salvata, ma i suoi mitocondri non sono ancora sviluppati, e che il suo nome è Eve e non Melissa.

A questo punto Melissa si trasforma e scappa, lasciando un’Aya attonita e spaventata.

Il giorno dopo, Natale, Aya decide di recarsi all’American Museum of Natural History per parlare con lo scienziato Hans Klamp, famoso per i suoi studi sui mitocondri, ma non ha saputo rispondere alle domande di Aya.

Eve tiene un altro spettacolo a Central Park, dove trasforma tutti gli spettatori.

Mentre Aya cerca di combattere viene tramortita e perde conoscenza.

Al suo risveglio fa la conoscenza di Maeda, uno scienziato giapponese che le spiega che sta succedendo la stessa cosa che è già accaduta nel suo paese (gli eventi che sono narrati nel romanzo Parasite Eve).

Aya decide così che deve assolutamente sconfiggere Eve e che solamente può farlo senza rischiare di finire sotto al suo comando.

Il gioco è un survivol horror, gestito però come un gioco di ruolo, infatti man mano che si va avanti con il gioco si fanno livelli che aumentano le caratteristiche della protagonista, permettendole dei potenziamenti e della crescita in battaglia.

La storia è molto coinvolgente, con un buon ritmo. A oggi potrebbe risultare un po’ ripetitivo e troppo lineare, ma per l’epoca era davvero un qualcosa che sapeva catturarti e in alcuni momenti anche spaventarti.

Micol Borzatta

Giocato su Playstation 1

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