Recensione
L’impresario di pompe funebri locale, Alfred Hogbin, dichiarò che Henry aveva voluto un funerale economico visto che «una volta che una persona è trapassata, non conta come viene sepolta, l’importante è avere fatto il possibile quand’era viva».
Inghilterra 1910
Sir Bernard Henry Spilsbury è un patologo britannico nato nel 1877 e morto nel nel 1947.
Diventato molto famoso con i casi di Hawley Crippen, il caso Seddon e gli avvelenamenti del maggiore Armstrong, ma il suo massimo successo lo ha avuto con il caso degli omicidi Brides in the Bath di George Joseph Smith, in cui per la prima volta ha ricostruito la scena del crimine con delle vasche da bagno e delle nuotatrici per dimostrare realmente come siano andati i fatti e poter così accusare Smith, che fino a quel momento nessuno credeva potesse davvero annegare qualcuno in una vasca da bagno, a causa della conformazione ridotta delle vasche di quell’epoca.
Il caso George Joseph Smith è infatti uno dei casi più complessi avvenuto all’epoca, di cui inizialmente sembravano casi similari non correlati tra loro, fino a quando ci fu la svolta.
La prima vittima è Bessy Mundy, ha 33 anni, vive da sola, fa la dama di compagnia ed è convinta che ormai il suo futuro sia quello di zitella, quando incontra Smith, che ovviamente si presenta con un altro nome, che la convince a sposarlo. Dopo pochi mesi Bessy viene trovata morta annegata in una vasca da bagno e il medico legale dichiara che si è trattato di un incidente.
Un anno dopo è la volta di Alice Burnham, donna non più giovane, non particolarmente bella, si sposa improvvisamente dopo aver conosciuto un uomo e pochi mesi dopo viene ritrovata morta in una vasca. Anche questa volta viene dichiarato un incidente.
Passa ancora un anno ed è la volta di Margaret Lofty di essere ritrovata morta in una vasca da bagno, morta annegata.
Ovviamente i mariti hanno tutti nomi diversi e le morti avvengono tutte in zone diverse dell’Inghilterra.
Cinque anni dopo Arthur Neil sospetta una connessione tra gli ultimi due casi, decide di chiedere aiuto a Spilsbury e arrivano a collegare tutti gli omicidi, ora bisogna però riuscire a dimostrare che Smith ha annegato le sue mogli, nonostante l’istinto di sopravvivenza che generalmente scatta in quei momenti.
Quando i patologo forense lasciava l’ospedale e saliva sulla pubblica scena nel ruolo di «perito giudiziario» si trasformava in una figura potente e capace, attraverso le prove che esibiva, di restituire la libertà a un uomo oppure spedirlo sul patibolo. Come Bernard Spilsbury sapeva benne, però, questo ruolo comportava un’insidia, ovvero la novità, e quindi la vulnerabilità, della figura del perito medico in quanto persona autorevole.
Romanzo saggistico che racconta tutte le indagini avvenute per risolvere un crimine che per molto tempo è stato ritenuto impossibile, scritto con un linguaggio molto semplice e uno stile da romanzo, ma senza mai aggrapparsi alla licenza narrativa o all’invenzione per riempire i buchi vuoti, ma i fatti vengono raccontati esattamente come sono avvenuti.
Le descrizioni sono minuziose, a volte cupe e crude, ma trasmettono perfettamente l’atrocità degli avvenimenti, e dimostrando come con lo sviluppo della scienza patologa si sia potuto arrivare a scoprire indizi che prima erano impossibili da vedere, portando così a risolvere molti più casi.
Una lettura interessante che porta la figura di Sherlock Holmes nel mondo reale.
Micol Borzatta