Nel 2015 Pablo Trincia viene a conoscenza di un terribile caso etichettato come di pedofilia e satanismo, che ha coinvolto 16 bambini che sono stati allontanati dalle proprie famiglie nel Basso Modenese.
La storia dei riti satanici della Bassa Modenese parte tutta da qui.
Un bambino di 7 anni che racconta le proprie paure e una psicologa che gli chiede se per caso abbiano a che fare con un funerale.
E chi era il capo della ‘banda dei diavoli’? Dario l’aveva detto: era ‘Giorgio il sindaco’, che però forse era un medico. E questo medico secondo il bambino aveva una tunica.
Ma sei sicuro che non fosse un prete? “Eh già” aveva risposto Dario. Da qui ad arrivare a Don Giorgio Govoni la strada è breve.
Dario però inizialmente dice di non conoscerlo, ma qualche tempo dopo cambia versione e lo accusa. Farà lo stesso con altre persone: prima non sa chi siano, oppure non conosce il loro nome, oppure le confonde con altri. Poi all’improvviso nella sua testa tutto diventa estremamente chiaro.
La maggior parte dei bambini coinvolti si comporterà in questo modo: prima diranno di non sapere, o di non ricordare, e poi, come per magia, ecco i volti e i nomi di persone che si troveranno la polizia in casa.
Siamo nel 1997, quando una famiglia, con grandi difficoltà economiche, perde la casa. Avendo tre figli, di cui l’ultimo di soli 3 anni, chiedono ai vicini di casa di occuparsi del più piccolo mentre cercano una nuova casa. Il piccolo, Dario, si trasferisce così a casa della signora Oddina e del marito Silvio che se ne prendono cura come se fosse figlio loro, quando il giorno di Santo Stefano i servizi sociali arrivano e lo portano via, portandolo prima in un centro per orfani e poi in una famiglia affidataria. Il piccolo ha cambiato 4 case in 5 anni, quando di colpo inizia a raccontare di aver subito violenza dal fratello, poi dal padre, poi dai vicini di casa, fino ad arrivare a raccontare che erano coinvolti anche altri bambini, altre famiglie, che venivano portati nei cimiteri a fare riti satanici e a uccidere neonati.
«Eravamo impauriti. Perché sapere che una mattina alle 5 puoi essere svegliato dalla polizia e portato in questura, e poi non vedere più i tuoi figli chiaramente è una cosa che ti fa paura, perché come è capitato a loro, se i bambini cominciano a parlare, cominciano a dire “ma io ho giocato con questo, sono con quell’altro” ed escono dei nomi, possono venire a cercare anche te.»
Il tutto veniva ascoltato da una psicologa, Valeria Donati, appena uscita dall’università che ha ritenuto corretto intervenire subito, facendo colloqui continui con Dario, nessuno dei quali registrato o trascritto, e successivamente con gli altri bambini che venivano man mano nominati.
I racconti vengono presi subito per veri, e su questi vengono inviati i carabinieri nelle varie famiglie, sempre di notte, poco prima dell’alba, a portare i genitori in caserma e, nel mentre, i servizi sociali portavano via i figli di nascosto.
Nessuno ha mai fatto indagini approfondite, si sono sempre solo basati sulla convinzione che i bambini non mentono mai, e quindi tutto quello che dicevano doveva essere vero. Altra cosa, venivano prese di mira solo famiglie con grandi disagi economici, poco istruiti, che non erano pratiche di cosa si dovesse fare durante un interrogatorio, quindi molto manipolabili, specialmente dopo averli spaventati penetrando nelle case a notte fonda e violentemente.
Il paese inizia a temere che i mostri non siano il prete, la maestra o i diavoli che di notte vanno nei cimiteri.
Forse in giro c’è una minaccia molto più grande per i bambini. Il vero pericolo non arriva con il calare del buio, ma alle prime luci dell’alba.
Più si fanno intensive le indagini di Trincia e più vengono fuori moltissime domande, sia scientifiche che morali. A livello scientifico viene subito da domandarci come ha fatto una dottoressa, la dottoressa Maggioni, a riscontrare ferite di violenze nelle bambine, quando altre dottoresse successivamente hanno riscontrato la mancanza totale di lacerazioni, addirittura la presenza di un imene integro, cosa che la dottoressa Maggioni spiegò con una frase assurda: “l’imene rincresce durante il primo ciclo mestruale”. Mancano anche testimonianze da parte di maestre, psicologi e medici di lesioni fisiche. Se i bambini venivano picchiati con spranghe, tubi, feriti con coltelli, picchiati con pugni e calci, come mai non avevano nemmeno un livido? Altre domande erano più sul lato morale, ovvero, come fanno dei bambini di 8-9 anni raccontare determinate violenze ridendo? Perché ogni volta che dicevano qualcosa, poi si rivolgevano per chiedere conferma verso gli assistenti sociali, chiedendo se avessero detto giusto? Perché determinate dichiarazioni sembravano lette o ripetute a memoria? Specie quelle dirette ai genitori come se fossero dei messaggi?
«Io ho già fatto la mia parte, adesso…
… Io ho sofferto, però adesso soffrirete voi…
… Cari genitori, voi mi avete fatto del male, molto, e io ho sofferto. Però adesso soffrirete voi…
… adesso soffrirete voi…»
Tempo dopo viene fuori che molti dei bambini erano stati mandati al Centro d’aiuto al bambino, un’associazione in cui lavorava proprio Valeria Donati e che riceveva dei soldi dallo stato per ogni bambini e bambina che ospitava al suo interno, e molti dei bambini vennero poi affidati a famiglie legate al centro e alla psicologa. Psicologa che è stata additata successivamente da uno dei bambini che avrebbe salvato, che ha dichiarato apertamente che dicevano le cose che gli mettevano in testa, che dicevano che dovevano dire, imboccandoli e manipolandoli.
«Si vede che sono condizionato da tutta la storia che c’è intorno… Si vede lontano un chilometro che sono suggestionato…»
Tutto quello che gli resta sono delle fotografie di una famiglia che non ha più, il senso di colpa che lo tormenta e una domanda, che lo assilla dall’alba del 12 novembre del 1998…
«Voglio capire chi mi ha rovinato la vita…»
Il podcast inizia facendoci credere che effettivamente ci sia stato un caso vero e terribile, ma il caso non è di genitori che hanno usato violenza, ma la violenza è stata fatta da coloro che dovevano proteggerli, che li hanno convinti al punto tale che Dario, successivamente, si è trovato ad accusare maestri della nuova scuola, il padre di un compagno di classe, un sindaco del nuovo paese in cui viveva, solo perché sapeva che così non doveva frequentarli, non capiva il danno che faceva, al punto che i giudici hanno dovuto dichiarare che non era un testimone affidabile. Ormai lo avevano manipolato talmente tanto che non sapeva più riconoscere il vero dal falso.
A oggi alcuni di quei bambini hanno capito cos’è successo e hanno cercato di riallacciare i rapporti con i parenti che il tempo non si è portato via, altri vorrebbero solo rivedere i fratelli da cui li hanno separati, ma che non possono rivedere perché ormai ognuno ha fatto la sua vita, altri però sono convinti che quei terribili fatti siano tutti veri, sono ancora convinti che i riti in cui uccidevano neonati siano veri, nonostante il tribunale abbia dichiarato che fossero tutti inventati, spinti a non voler riconoscere le vicende dai genitori affidatari e dagli psicologi che continuano a seguirli, sorvegliarli.
Una vicenda terribile che ha rovinato 16 bambini, le loro famiglie, e due paesini. Una vicenda che ha procurato troppe morti. Una vicenda piena di errori che nessuno vuole riconoscere perché vorrebbe dire dichiarare di aver sbagliato per vent’anni.
I toni del podcast sono molto educati, anche quando le affermazioni che si ricevono fanno venire solo rabbia, quando si legge che hanno dato a una bambina di 4 anni della bambina omertosa solo perché continuava a negare e non diceva quello che volevano sentirsi dire Donati e gli altri psicologi.
Dopo aver registrato il podcast, Trincia ha pubblica due anni dopo, nel 2019, il romanzo saggistico Veleno, e nel 2021 su Amazon Prime viene pubblicata la serie TV di Hugo Berkeley, sempre con il titolo Veleno. Sia libro che serie Tv le troverete recensite il 3 e 5 giugno su questo blog.
Micol Borzatta