Norvegia. Humlevein. Georg ha quindici anni e da dodici ha perso il padre a causa del cancro e vive con la madre, il patrigno e la sorellina di sei mesi.
Un giorno, mentre la famiglia sistema la soffitta, viene trovata dalla nonna una lettera con scritto sopra “Georg” e nascosta dentro al passeggino rosso che usava da piccolo. La lettera è del padre, l’aveva scritta il giorno prima di essere ricoverato in ospedale ed è diretta esclusivamente a lui, racconta una storia d’amore fra suo padre e una ragazza, una storia quasi mistica e tanto cara al suo cuore e al suo animo da non sopportare l’idea di morire senza averla prima trasmessa al figlio.
Gerog inizia la lettura, una lettura che lo sconvolgerà, lo appassionerà e lo avvicinerà ulteriormente alla madre.
Un romanzo profondo che tratta con maestria i temi della malattia e della perdita legandoli a quelli dell’amore.
Una narrazione avvincente scritta tutta in prima persona dalla voce narrante di Georg e da quella di suo padre Jan Olav, che danno la sensazione al lettore di essere nei panni del figlio e scivolare nella storia del padre trasformandosi in lui.
Un continuo viaggio avanti e indietro nel tempo che smuove emozioni portando la commozione totale che, non mi vergogno a dirlo, si è sfogata con un lungo pianto arrivata all’ultima pagina.
Fantastico e complesso, profondo e travolgente, per chi vuole una lettura piena di sentimenti d’altri tempi.
Micol Borzatta