
Gregory, dopo essere evaso dal carcere di massima sicurezza di Pentridge in Australia, dove doveva scontare vent’anni per una serie di furti a mano armata, sbarca a Colaba, Bombay, con un passaporto falso e una nuova identità, quella di Lindsay.
Da quel momento la vita Lin cambia radicalmente. Pensata in principio come solo una tappa momentanea, la sosta a Bombay si rivelerà la sua nuova vita.
Lin infatti appena sbarca a Colaba pensa di essere arrivato in una città degradata e poco civilizzata, con tutti i suoi slum pieni di poveracci, la puzza che ti invade le narici a ogni respiro e le condizioni disastrose di case e strade.
Durante il viaggio in pullmann dall’aeroporto al centro di Bombay, invece, scopre un mondo completamente diverso, la gente infatti, pur con la loro povertà e i loro problemi, ha sempre il sorriso sulle labbra, ovunque vedi gente sorridere e felice, perché il loro non è un sorriso di convenienza, ma gli nasce proprio dal cuore.
Appena sceso dal pullmann Lin conosce subito Prabaker, una guida indiana che gli offre i suoi servizi per condurlo in giro per le strade. Lin accetta e da quel giorno tra lui e Prabu nasce una profonda amicizia, motivo per cui all’inizio decide di rimanere a lungo a Bombay.
Sempre grazie a Prabaker, che lo invita perfino a casa dei suoi genitori nel suo villaggio dove verrà battezzato Shantaram, Lin impara sia l’Hindi che il Marathi, le due lingue parlate a Bombay, e grazie alla sua volontà di imparare e di adeguarsi lo ha portato a essere accettato da tutti pur essendo uno straniero.
Lin inizia così la sua nuova vita che gli permette di redimersi da tutti gli sbagli fatti in passato. Il primo passo lo compie quando, dopo essere stato rapinato, decide di trasferirsi nello slum di Prabaker e aprire un piccolo ambulatorio gratuito per tutti gli abitanti dello slum. Da quel momento viene visto anche da Khader Khan, il capo mafia di Bombay e padrone dello slum. Tra Khaderbhai e Lin inizia quasi da subito un rapporto quasi genitoriale, infatti in lui Lin vede il padre che avrebbe voluto avere al suo fianco. Inizia così una lunga collaborazione che lo porta a conoscere tutti i più grandi componenti del clan mafioso e la donna della quale rimarrà innamorato per tutta la vita: Karla.
Dopo un continuo altalenarsi di avvenimenti che lo porteranno dalle vette allo slum, poi in carcere ad Arthur Road dove sarà pestato e verrà liberato da Khaderbhai quando ormai è quasi in fin di vita, poi nuovamente sulle vette come dipendente del boss e incaricato al traffico di passaporti, a fare la comparsa nei film di Bollywood, si ritrova a viaggiare verso il Pakistan per seguire il suo capo/padre nella guerra in Afganistan. Sarà proprio durante questo viaggio che Lin scoprirà alcune verità su Khader Khan, su Karla, sul suo amico Abdullah e perfino su Nazir, e su come è stato manovrato mentre il boss creava i vari eventi intorno a lui con grande maestria per far sì che lui diventasse quello che era e decidesse di andare con lui in quel viaggio, programmato da prima che Lin arrivasse a Bombay.
Lin si sente tradito e decide di non seguire Khaderbhai nell’ultimo tratto di viaggio. Lo vede partire con Nazir e un’altro uomo, ma dopo un paio di giorni vedono una figura tornare trascinando due corpi. Era Nazir e uno dei due corpi era Khaderbhai morto. Solo in quel momento Lin capisce che alla fine ha comunque sempre voluto bene a quell’uomo, che continuava a volergli bene anche dopo aver scoperto di essere stato usato e che sentirà la mancanza per sempre.
Decide così, una volta tornato a Bombay, di continuare a lavorare con Salman, colui che prese il posto di Khaderbhai, fino a quando non si fosse rimesso in piedi completamente, e solo allora avrebbe deciso cosa fare del resto del tempo.
Il tutto viene raccontato in prima persona da Gregory, in un romanzo mozzafiato che sa come tenerti avvinto a esso nonostante la sua grande mole, infatti consiste di ben 1174 pagine.
Intervallato da riflessioni personali e dialoghi riportati fedelmente, grazie all’abitudine dell’autore già ai tempi di scrivere tutto su piccoli biglietti che si portava sempre appresso, la lettura è veloce e leggera, non ci si annoia mai, nemmeno nelle descrizioni che trasmettono al lettore non solo l’atmosfera indiana come viene vista da fuori, ma anche tutte quelle sfumature che normalmente non si possono vedere se non vivendoci dentro. Vengono spiegati molti comportamenti e abitudini che da soli non potremmo mai capire, mischiati a discorsi filosofici che fanno vivere ancora più intensamente al lettore la vita di Gregory, facendolo conoscere fin nella sua parte più intima e dando molti spunti da riflettere.
Un romanzo che se a un primo impatto spaventa per la sua mole fisica, durante la lettura cattura talmente che alla fine sembra troppo corto, perché si vorrebbe continuare a rimanere immersi in quell’atmosfera per seguire i vari personaggi.
Micol Borzatta