Diario di una 883, Sara Goria (Elmi’s World 2016) a cura di Micol Borzatta

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Giulia viene chiamata a Verona per la lettura del testamento di suo padre, una persona a lei praticamente sconosciuta di cui non ha più notizie da quando se ne è andato di casa una notte, quando lei aveva solo 9 anni.

La lettura del testamento non è lunga, il padre le lascia la sua 883. La sua bambina, la sua Harley Davidson.

Giulia non sa se accettarla o se venderla, per lei è il motivo per cui il padre ha abbandonato lei e la madre, ma nello stesso è anche l’unica cosa che le rimane del padre.

I suoi dubbi vengono cancellati da Sam, un ragazzo che lavora nella concessionaria dove la moto è in attesa della sua scelta se venderla o tenerla.

Sam l’aiuta a capire cosa abbia legato il padre a quella moto e il sentimento che legava il padre a lei, Giulia, anche se fisicamente erano lontani.

Un romanzo strabiliante e stravolgente, dove la voce narrante è quella della moto, della 883 che ha passato vent’anni a seguire Matt, il suo uomo, a capirlo e a comprenderlo.

Una voce narrante particolare di cui come lettori non siamo per niente abituati ma che sa trasmettere al lettore tutti i sentimenti vissuti dai protagonisti nelle vesti di padre, figlia, amico. Sentimenti che sanno arrivare fino al cuore commovendo a ogni frase letta, a ogni riga, a ogni parola.

Per chi, come la sottoscritta, è anche figlio o figlia di un motociclista e ha la passione a sua volta per le moto, e in particolar modo per le Harley, il romanzo diventa ancor più coinvolgente e parla direttamente al cuore del lettore che capisce appieno il dilemma di Giulia, la passione del padre e la paura della madre.

Un romanzo che non può non essere letto e passare inosservato perché sa veramente cosa vuol dire rapire il cuore del lettore.

Micol Borzatta

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