BNA: Brand New Animal – serie TV di Yō Yoshimari

Recensione

Siamo nel XXI secolo in un mondo zoomorfo, in cui gli animali vivono tutti insieme con una forma molto umanoide, che hanno la possibilità di scegliere in quale sembianza apparire.

Alcuni di loro nascono così, mentre altri si trasformano, ma in entrambi i casi non possono vivere nel mondo degli umani perché vengono cacciati come dei mostri.

Con la serie seguiamo le vicende di Michiru Kagemori, una normalissima ragazza umana che di colpo, a seguito di un incidente, si trasforma in una Tanuki.

Michiru è costretta a scappare dalla sua casa e recarsi ad Animal City, una città creata appositamente per gli zoomorfi.

Appena arrivata incontra Shirou Ogami, un lupo zoomorfo, che l’aiuta a scoprire cosa le sia successo.

La serie d’animazione è composta da un’unica stagione contenete 12 episodi.

A una prima visione la serie potrebbe sembrare un semplice anime per bambini, pieno di animali carini che si muovono su due zampe e in posizione verticale, ma guardandola con più attenzione si può notare che tratta argomenti molto importanti, raccontandoli con un tono semplice, in modo da arrivare a qualsiasi spettatore.

Uno dei temi è quello del razzismo, infatti gli uomini vedono gli zoomorfi come esseri inferiori con i quali non si possa interagire in nessun modo se non per usarli come semplice manovalanza, situazione che ricorda moltissimo le condizioni delle persone di colore nel passato, ma anche come vengono ritenuti ora chiunque venga considerato diverso dalla massa.

Vengono trattati anche il discorso delle sette religiose e dell’amicizia, facendo vedere tutti gli aspetti, sia positivi che negativi, che sono legati a entrambe le situazioni.

Una serie che merita davvero e che dà molti spunti di riflessione.

Micol Borzatta

Vista su Netflix