RECENSIONE – Bones and all – Camille DeAngelis – Mondadori 2022

TRAMA

Da questo romanzo il film di Luca Guadagnino Bones and All vincitore alla 79.ma Mostra del Cinema di Venezia del Leone d'argento - Premio per la migliore regia

Maren Yearly è una giovane donna che desidera ciò che desiderano tutti: vorrebbe essere ammirata e rispettata. Vorrebbe essere amata. Ma Maren ha anche delle esigenze particolari e segrete, che l'hanno costretta a una specie di esilio dal genere umano.
Si odia per quella cosa brutta che fa, e per ciò che la cosa brutta ha fatto alla sua famiglia e al suo senso di identità, per come la cosa brutta determina il suo posto nel mondo e il modo in cui le persone la vedono e la giudicano. In fondo, non ha scelto lei di essere così. Perché Maren Yearly non si limita a spezzare cuori: li divora. Letteralmente. L'amore può avere molte forme diverse, ma per Maren finisce sempre nello stesso modo: lei che nasconde le prove e sua madre che carica i bagagli in auto. Ma quando, il giorno dopo il suo sedicesimo compleanno, la madre l'abbandona, Maren decide di andare in cerca del padre che non ha mai conosciuto. E finirà per scoprire molto più di quanto si aspettasse: perché, oltre a suo padre, sta cercando se stessa.

RECENSIONE

Maren ha 16 anni e la storia incomincia subito narrata da lei in prima persona che ci racconta le sue problematiche a farsi nuove amicizie, perché Maren non è come tutte le altre ragazze, è molto particolare.

All’età di un anno era stata lasciata in custodia a una babysitter che le voleva davvero molto bene, l’amava, le dava molto affetto, e il problema è stato proprio quello, perché quando Maren si sente amata, si sente accolta, si sente voluta bene, le si sveglia una fame particolare dentro, fame che porta Maren a mangiare la sua babysitter.

Essendo una neonata non è riuscita a mangiare anche le ossa e quando la madre è tornata a casa le ha ritrovate, quello è stato il primo episodio di una decina negli anni, episodi che hanno obbligato Maren e sua madre a cambiare città in continuazione, a trasferirsi, a scappare, per non far capire al mondo esterno questa maledizione di Maren.

Il giorno del suo 16º compleanno Maren passa una giornata stupenda con sua madre, sembra quasi che la madre abbia cambiato il suo modo di vederla, le ha fatto una torta favolosa, una festa strepitosa, sono andate in giro e hanno passato tutta la giornata insieme, regali su regali, tant’è che Maren è andata a letto contentissima.

La mattina dopo però, al suo risveglio ha avuto l’ennesima delusione: sua madre infatti se n’è andata e l’ha lasciata da sola con 100 dollari, il suo certificato di nascita, e nient’altro.

Maran decide così di andare a casa dei nonni materni, sicura di trovare lì sua madre, però quando la vede dalla finestra che piange, i nonni che cercano di consolarla mentre lei si dispera, decide di non suonare il campanello e di non presentarsi.

Decide così di andare in cerca del padre, che sicuramente è affetto dalla sua stessa maledizione, perché da qualcuno lei deve pur aver preso.

Durante la strada fa due incontri molto particolari: uno è Sully, un altro mangiatore come lei, e l’altro incontro è Lee, anche lui mangiatore.

Da questo momento per Maren incomincia un lungo viaggio alla ricerca del padre, ma che in realtà è anche un lungo viaggio alla ricerca di se stessa, perché tutta la storia è un grosso approfondimento interiore, un lungo viaggio interiore.

Per anni non è successo niente. Ero una bambina modello, calma e posata e felice di imparare, e col tempo mia madre si è convinta che non potevo aver fatto sul serio quella cosa raccapricciante. I ricordi si distorcono, si trasformano in verità con cui è più facile convivere. Era stata davvero una setta satanica. Avevano ucciso la mia babysitter, mi avevano immersa nel sangue, mi avevano ficcato in bocca un ossicino come ciuccio. Non era colpa mia – non ero stata io. Non ero un mostro.

Maren mette in dubbio se stessa, mette in dubbio le sue scelte, e mette in dubbio di chi fidarsi, mette in dubbio anche la propria famiglia, perché non sa se un legame così forte come quello di sangue a questo punto valga qualcosa, oppure se il legame di rispetto, di affetto e di unione, in realtà, si fonda su qualcos’altro.

Maren, per aver 16 anni, è molto matura per la sua età e viene descritta in maniera molto approfondita, ha mille sfaccettature, è una ragazza piena di dolore, piena di insicurezze, ma anche piena di coraggio, perché comunque deve affrontare la vita da sola e deve affrontare la strada da sola, ma deve anche affrontare quello che è da sola, perché la madre non le ha dato mai una carezza, mai un bacio, mai un segno d’affetto, mai una spiegazione o una comprensione; e il padre non l’ha mai conosciuto.

A volte Maren sembra contemporaneamente superficiale, perché molto ingenua e le bastano poche attenzioni amorevoli per fidarsi degli altri, sottolineando che in fondo è una bambina cresciuta da sola e nell’ignoranza, ma anche molto matura e profonda.

Molto ben sviluppato anche il personaggio di Lee, un ragazzino di 19 anni che ha perso la fidanzata perché è stato scoperto mentre mangiava uno dei tanti fidanzati violenti della madre, figlio di una madre ubriacona che sceglie sempre l’uomo sbagliato che oltre a picchiare lei picchia anche i figli, e con una sorellina che è la sua vita e a cui continua a tornare, anche dopo essere scappato di casa, per cercare di proteggerla e aiutarla ad andare avanti in modo che lei possa avere davvero una vita migliore.

Anche qui abbiamo un ragazzino di 19 anni che ha una mentalità sotto molti aspetti quasi di un trentenne, ha avuto un’esperienza che l’ha segnato e l’ha fatto crescere prima del previsto e lo ha scolpito nel profondo, un ragazzino che a un certo punto mette in dubbio la sua stessa vita, chiedendosi se forse sotto sotto non meriterebbe lui stesso di essere mangiato da qualcuno, perché non trova il suo posto sulla terra e non trova un senso alla sua esistenza.

Altra storia completamente diversa invece è Sully.

Sully fin da subito lo vediamo che è un essere viscido, un doppiogiochista, sicuramente c’è qualcosa che sta nascondendo, dice di cibarsi solamente di morti però ha un modo strano di affrontare la cosa, di approcciarsi alle persone e sembra avere una fissa per Maren.

Ora si passa al punto dolente, le descrizioni.

La trama è bella, è ben sviluppata e coinvolgente, ti porta a voler arrivare fino in fondo per capire chi siano veramente questi mangiatori, cosa può succedere a questi ragazzi, cosa rappresenta la figura di Sully, ma per riuscire ad arrivare a tutto ciò bisogna superare le prime 40-50 pagine del libro, pagine in cui vengono descritte troppo minuziosamente le scene in cui Maren e Sully mangiano, scene che anche una persona col pelo sullo stomaco abituata al splutter e all’horror, alle scene cruenti, ai film dove vengono cacciati i demoni, squartati e quant’altro, si trovano a un certo punto con la bile in bocca e la voglia di chiudere il libro, vomitare anche l’anima; per questo motivo non lo consiglio molto a persone delicate, ma una volta superate queste prime descrizioni, che poi non verranno più rifatte durante il testo ma verranno solo accennate con delle frasi generiche, la storia vale veramente la pena di essere letta, con un approfondimento psicologico veramente forte che fa riflettere.

Peccato che l’autrice abbia voluto inserire nei ringraziamenti la specifica che lei è vegana e ha voluto scrivere questo romanzo per trasmettere il suo messaggio, stravolgendo tutto quello che fino a questo punto il lettore aveva interiorizzato, rendendo il romanzo un libro di propaganda inutile, la classica propaganda che non porta rispetto per chi ha ideali diversi.

Se non si legge la pagina dei ringraziamenti, dove gli onnivori vengono paragonati a dei mostri, il romanzo in sé è un bellissimo viaggio interiore di crescita e alla scoperta di se stessi.

Micol Borzatta

Copia della biblioteca

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