August Odenkirk, detto Augie, si sta dirigendo all’auditorium dove c’è una fiera del lavoro, programmata per l’apertura, nella quale promettono di assegnare cento posti di lavoro.
Augie si ritrova in fila dietro a una ragazza madre, anche lei arrivata sul posto di sera in modo da avere la certezza di essere tra i primi a presentarsi ai banchi all’apertura.
Passano le ore, la coda continua a crescere, mentre la nebbia e l’umidità iniziano a farsi sempre più dense, quando alle cinque del mattino una Mercedes arriva e dopo essersi fermata puntando i fari dritti verso la coda di persone in attesa, suona il clacson e scatta in avanti, gettandosi sul gruppo più folto, investendo tutti e causando il panico, che uccise quelli che avevano avuto la fortuna di non essere stati investiti, facendo sì che venissero calpestati dalla folla stessa.
Il detective K. William Hodges, è un ex detective della polizia in pensione da sei mesi, pluridecorato, il più decorato della sua cittadina, l’unico neo della sua carriera è l’Assassino della Mercedes, l’unico caso che non ha mai potuto chiudere, l’unico caso che non ha saputo risolvere. Ed è proprio dall’Assassino della Mercedes che riceve una lettera esattamente un anno dopo la strage davanti all’auditorium.
Il motivo della lettera è quello di spingere Hodges al suicidio, ma senza saperlo il killer ha dato un nuovo motivo per vivere al detective a riposo, il motivo più forte che possa esistere.
Brady sa che inviare quella lettera è stato un rischio, ma sa anche che Hodges non potrà mai risalire a lui, ha preso tutte le precauzioni del caso come cambiare il suo stile di scrittura, usare server fuori dal continente e dare indicazioni davvero succulenti ma che a livello pratico non portassero a nulla. Giusto per il gusto del gioco.
Riflessione che fa mentre è in pausa sigaretta con una collega, per poi perdersi nel ricordo di quando ha ucciso il fratello seguendo l’idea che aveva avuto sua madre.
Brady infatti sembra un ragazzo qualunque, giovane esperto informatico in un locale centro di elettrodomestici e come gelataio come secondo lavoro, ma in realtà è il killer con la mercedes, figlio assassino di una madre alcolizzata.
Dopo quella lettera tra Hodges e Brady inizia una estenuante partita a scacchi in cui il primo cerca di catturare il secondo, mente quest’ultimo vuole distruggerlo colpendo le persone a lui vicine.
Primo romanzo di una trilogia anche se ogni volume è autoconclusivo, legati solo dalla presenza di Hodges e i suoi collaboratori.
Nelle prime cinquanta pagine ci vengono fornite tutte le informazioni principali: viviamo il massacro del 2009 in cui la mercedes travolge le persone in attesa alla fiera del lavoro, conosciamo il detective a riposo Hodges e la sua trasformazione in detective privato, e conosciamo anche Brady, la sua vita e il suo piano per distruggere Hodges.
A questo punto verrebbe da chiedersi cosa può spingerci a continuare la lettura visto che sappiamo tutto, ma il punto è proprio questo, sappiamo i fatti principali ma non conosciamo come potrebbe chiudersi il caso, ed è proprio questo a coinvolgere il lettore e a tenerlo legato nella lettura, nonostante non si abbia tra le mani un romanzo horror ma un thriller.
Da questo momento, infatti, la storia si concentra sulla battaglia tra Brady e Hodges, e il fatto che abbiamo tutte le informazioni di base, ci permette di concentrarci maggiormente sullo sviluppo della storia senza il bisogno di dover sapere ulteriori informazioni sui personaggi.
A differenza di molti romanzi di King, in questo non abbiamo lunghe descrizioni logorroiche, nonostante le descrizioni ci siano e siano anche molto minuziose, però occupano lo spazio minimo necessario.
I personaggi sono, come sempre, caratterizzati in modo molto realistico e sotto ogni minimo aspetto, sia positivo che negativo, portandoli fuori dai soliti stereotipi e dalle solite classificazioni. Non esistono solo buoni e cattivi, ma migliaia di vie di mezzo, come effettivamente siamo tutti nella realtà.
La storia è ben organizzata, proprio come una partita a scacchi, ogni personaggio fa la sua mossa studiata nei minimi particolari cercando di anticipare la mossa dell’avversario, di batterlo sul tempo per vincere e distruggere la propria nemesi.
Nonostante questo sia un thriller e non un horror, l’atmosfera creata dall’autore è ugualmente cupa, accattivante, ansiogena, un’atmosfera paurosa che terrorizza proprio perché non ha nulla di paranormale, ma è completamente plausibile, possibilmente reale, e questo è un pensiero che si attacca nella mente del lettore e lo accompagna sia per tutta la durata della lettura, ma anche dopo averlo finito, portandoci a temere e sussultare ogni volta che camminando per strada sentiamo una macchina frenare o inchiodare.
Come sempre una lettura mozzafiato all’altezza del Re.
Micol Borzatta