The Chemist, Stephenie Meyer (Rizzoli 2016) a cura di Micol Borzatta

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Juliana lavorava per il governo degli Stati Uniti insieme al dott. Barnaby. L’agenzia per cui lavorano è talmente segreta che non se ne conosce nemmeno il nome. Il suo campo è la chimica. Con le sue conoscenze e i prodotti chimici lei è la migliore interrogatrice che sia mai esistita. Purtroppo un giorno però ha scoperto qualcosa che non doveva sapere. Il dott. Barnaby viene ucciso e lei scampa a quell’attentato per un’inezia. Da quel momento continua a scappare e cambiare identità. Ora si chiama Alex, ma anche questo nome durerà molto poco.

Dopo essere sfuggita a ben tre tentativi di omicidio, Alex viene contattata dal suo ex capo per commissionarle un lavoro. Secondo lui chi la voleva morta oramai non ha più potere e lei può tornare a lavorare per loro senza problemi.

Alex ormai è diffidente di tutto e di tutti, però accetta quel lavoro, anche perché i soldi iniziano a scarseggiare. Deve seguire, rapire e interrogare un professore di università che, stando al fascicolo, sta programmando un attacco terroristico che ucciderà centinaia di innocenti.

I primi problemi iniziano quando Alex rapisce il professore. Infatti pur essendo sotto effetto di un siero della verità il suo parlare è normale, con gli unici pensieri rivolti verso i suoi studenti e sulla persona di Alex.

Daniel sarà una spia addestrata apposta per stanarla e poi ucciderla o semplicemente il suo ex capo le ha teso una trappola coinvolgendo un civile solo per poter rimettere le mani su di lei e scoprire fino in fondo cosa sa prima di ucciderla?

Ancora una volta, dopo il romanzo L’ospite, la Meyer si è spostata dai vampiri per scrivere un genere totalmente diverso.

Il romanzo di per sé è molto interessante, con una storia intrigante e coinvolgente, che incuriosisce il lettore tenendolo comunque legato alla lettura, anche se non in modo molto forte.

Infatti in questo romanzo c’è un piccolo difetto di fondo. Lo stile narrativo.

Lo stile usato dalla Meyer è molto diverso da quello degli altri romanzi a cui siamo abituati. Per trasmettere al lettore la personalità di Alex a 360 gradi, purtroppo, rende il romanzo molto lento e per tutta la prima metà anche un po’ noioso. In fatti la narrazione è atta per sottolineare e puntare sulla diffidenza e la paranoia di Alex, una persona che per recarsi a un internet point  guida per almeno sei ore cambiando almeno due macchine a noleggio. Se deve prendere dei mezzi pubblici ne cambia almeno otto girando a vuoto, prima di recarsi nella destinazione prescelta. Il tutto viene descritto minuziosamente e il lettore segue Alex per ogni chilometro, su ogni mezzo, in ogni noleggio d’auto. Se nelle prime pagine è interessante vivere come la protagonista, perché appunto si impara a conoscerla meglio, dopo diventa solo ripetitivo, noioso, stressante ed estenuante. Viene veramente voglia di chiudere il romanzo e disinteressarsi al resto della storia.

Superato questo ostacolo iniziale, però, la trama prende vita, la narrazione cambia e si scoprono tante novità, informazioni e avvenimenti che fanno percepire appieno il pericolo che Alex sta vivendo e porta il lettore a seguirla passo passo facendo attenzione a sua volta a ogni passo per evitare di metterla ulteriormente in pericolo.

Un romanzo che dimostra come un’autrice può passare da un genere a un altro e rimanere sempre una grande scrittrice.

Micol Borzatta

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